Un peso per tutti

“Non ci voglio andare all’ospedale!” Biascicò il vecchietto.
Arturo era stato a suo tempo un uomo alto e vigoroso, un atleta, un lavoratore, ma gli anni l’avevano ristretto e incartapecorito come gli arrosti lasciati troppo nel forno. Mimmo il nonno l’aveva visto sempre così: aveva gli stessi occhi chiari e il naso bulboso delle foto dei quadretti, ma sembrava una persona differente. Uno gnomo uscito da un altro tempo.
Il nonno non stava bene, ultimamente. “L’età”, diceva lui, e si rifiutava ostinatamente di vedere dottori. “Non mi fido di loro”.
La mamma diceva che non aveva mai perdonato loro la morte della nonna, entrata in ospedale per una banale operazione e mai più uscita. E faceva capire che erano fisse da anziano, le paranoie che ha chi per l’età non disingue più il falso dal vero.
Fatto sta che il nonno stava male. Così il papà di Mimmo aveva ignorato le sue proteste, l’aveva preso di peso e caricato in macchina.
A Mimmo aveva fatto impressione la reazione del nonno. Quando aveva capito di non avere più voce in capitolo si era azzittito, e al ragazzo era parso di vedere i suoi occhi inumidirsi. Avevano aspettato un po’ al pronto soccorso, poi due infermieri avevano caricato il signor Arturo in barella e l’avevano portato via.
Un oretta dopo avevano chiamato il loro nome. Mimmo e i suoi genitori erano entrati nello studio del medico di guardia, un dottorino di mezz’età con una piega triste delle labbra che lo faceva sembrare un pesce. “Firmate qui”, aveva detto il dottore.
“Cos’è?” Aveva chiesto suo padre.
“Oh, burocrazia” aveva replicato il medico. “Abbiamo messo il suo parente in sedazione totale. Sa, era in stadio terminale”.
Il papà era sbiancato. “Come, stadio terminale? Cos’ha?”
Il medico aveva giocherellato con la penna. “Sa, a quell’età non conviene mai approfondire le patologie. Sicuramente qualcosa di terminale, o non l’avreste fatto ricoverare, giusto?”
“Ma…”
Il dottore dalla faccia di pesce aveva alzato la mano. “Guardi, i protocolli di cura sono molto chiari. Insistere con i trattamenti si configurerebbe come eccesso di cure, che tutti i testi medici concordano sia estremamente dannoso. Da evitare.”
“Ma non c’era nessun trattamento…”
“Perché l’età del paziente è troppo avanzata, e quindi non conviene neanche iniziarli. La legge è chiara: bisogna evitare ciò che potrebbe essere inutile e causerebbe senza motivo sofferenze al paziente. Voi non volete che vostro padre soffra, vero?”
“Certo che no…” ammise il padre di Mimmo.
“E suo padre adesso non soffre. Le assicuro che tutto si svolgerà molto rapidamente e senza traumi, lui non se ne accorgerà nemmeno. E’ già addormentato e non si sveglierà più, tutto qui. Accade in continuazione, è la vita. Consideri che il nostro ospedale è all’avanguardia nei trattamenti compassionevoli.”
Il figlio di Arturo scosse la testa. “Non mi convince…non stava poi così male, lui diceva che era solo influenza…”
“Le diagnosi, se permette, è meglio che le facciano i medici. Professionalmente le posso dire che negli anziani le influenze sono spesso fatali, ma non è questo il punto. Le cure, nel caso peggiore, potrebbero essere molto lunghe e costose, e non possono essere tutte a carico del sistema sanitario nazionale, credo mi capisca.”
“Costose?”
“Migliaia di euro, anche decine di migliaia. Sono sicuro che suo padre non lo vorrebbe, non desidererebbe essere trascinato per anni di letto in letto nel dolore. Non è che ha fatto un testamento biologico?”
“No, non ha mai creduto in queste cose”.
“Benissimo, fa lo stesso, perché dall’ultima finanziaria si presume che in mancanza dello stesso valga la volontà di non procedere con nessuna cura. Sa, è più semplice così, si evitano un sacco di malintesi. E adesso, se vuole firmare, potrà passare a ritirare il corpo di suo padre all’obitorio tra un paio d’ore…”
“Ma come? Non era solo sedato?”
“Sì, ma vede, manca poco a Natale, abbiamo pensato che convenga a tutti abbreviare il più possibile la fine inevitabile. E’ molto brutto passare le feste in ospedale, concorderà con me. Sarebbe un peso per tutti.”
Mimmo e i suoi genitori uscirono dallo studio, e suo padre camminava con una faccia lunga, trascinando i piedi, mentre la mamma gli parlava fitto all’orecchio. “Ma il nonno non torna a casa?” Chiese Mimmo.
Suo padre scosse la testa. “No, Mimmo, non torna più.”
Mimmo si mise a piangere. Suo padre l’abbracciò. “Su, su, non piangere. Guarda, per Natale ti arriverà quel cucciolo che volevi tanto.”
Il bambino si allietò immediatamente, ma sua madre abbrancò il papà per la manica della giacca. “Ma sei matto? Uno è andato, e adesso ce ne mettiamo un altro in casa? E quando cresce?”
Il marito le fece l’occhiolino, e le sussurrò “Oh, non te ne preoccupare. Se darà fastidio, in qualche modo ce ne libereremo.”

Informazioni su Berlicche

Ufficialmente, un diavolo che dà consigli ai giovani demonietti. Avrai letto anche tu "Le Lettere di Berlicche" di C.S. Lewis, vero? Attenzione, però: i diavoli CREDONO in Dio. E questo in particolare svolazza, un po' su un po' giù, ma complessivamente diretto verso l'alto, verso quel cielo di cui ha nostalgia.

Pubblicato il 11 dicembre 2017 su fiaboidi. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 8 commenti.

  1. Vittorio Morini

    terribile!

  2. Si scherza ma con questi al governo finiremo veramente così.

  3. Me sa che si va proprio in questa direzione. 😷💉💊

  4. Profetico 🤢

  5. grazie berli’ e bentornato

    (è che del bitcoin francamente comincio ad averne le OO piene…)

  6. Al dottor “faccia di pesce” arriverà pure il premio produzione per aver raggionto l’obiettivo “smaltimento Natale 2017”.

  7. Maria Rita Perricone

    Terribile,inverosimile ma potrebbe diventare tragicamente vero

  1. Pingback: Un peso per tutti – Leonida & Co.

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