Fantasmi viventi

Circa quindici anni fa, feci una brutta influenza. La febbre mi salì parecchio poi, per fortuna, scese. Ero praticamente sfebbrato quando mi alzai dal letto e mi recai in cucina a consumare la cena.
Il guaio è che, nelle ore precedenti, avevo bevuto molto poco. Io sento poco i morsi della fame e della sete e quella volta, senza che me ne accorgessi, la febbre mi aveva disidratato. Mi sedetti al tavolo, feci in tempo a dire a mia moglie “tienimi” che crollai come una pera cotta al suolo.

Mi risvegliai una manciata di secondi più tardi, steso sul pavimento, del tutto lucido. Mia moglie stava telefonando alla Croce Rossa. “Lascia stare l’ambulanza”, le comunicai, “Adesso va meglio, mi sono ripreso”. Poi provai ad alzarmi. Uh.
“Ripensandoci, forse è meglio che vengano”, dissi. Non riuscivo a muovere un muscolo.
Dal collo in giù il corpo non rispondeva. Sentivo le sensazioni, ma il comando di muovere un braccio o anche solo un dito si perdeva in qualche punto appena sotto la testa.

Ho fatto il barelliere per tanti anni, l’esperienza di essere “dall’altra parte” mi mancava. Cercavo di rassicurare mia moglie e mio figlio facendo dello spirito, ma dentro di me ero parecchio spaventato. Mi caricarono in ambulanza e mi portarono in ospedale; in sala d’attesa poco per volta i muscoli cominciarono a rispondere nuovamente, e quando il dottore mi visitò stavo di nuovo bene. L’unica osservazione che fece sul mio stato di salute riguardò il leggero strato di ciccia sui miei addominali.

Però quella sensazione di essere staccato dal proprio corpo, costretto come spettatore di sé stesso, non me la scorderò mai. Non oso pensare quanto possa essere orribile per coloro che magari non riescono neppure a parlare, a segnalare la propria coscienza. Ad assistere impotenti a ciò che accade attorno a loro, come fantasmi viventi ma impalpabili. Magari ascoltando la propria condanna a morte senza potere minimamente reagire.

Il nostro essere, il nostro valore, non decresce se non siamo in grado di interagire con la realtà. Siamo ciò che siamo, non cosa possiamo o non possiamo fare. Se un metro di valore ci deve essere, è piuttosto cosa facciamo con ciò che possiamo fare. Se siamo paralizzati per scelta, se ci ritiriamo pur potendo; fantasmi per scelta.

Informazioni su Berlicche

Ufficialmente, un diavolo che dà consigli ai giovani demonietti. Avrai letto anche tu "Le Lettere di Berlicche" di C.S. Lewis, vero? Attenzione, però: i diavoli CREDONO in Dio. E questo in particolare svolazza, un po' su un po' giù, ma complessivamente diretto verso l'alto, verso quel cielo di cui ha nostalgia.

Pubblicato il 8 marzo 2023 su meditabondazioni. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.

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