L'abisso
Si arrestò sull’orlo dell’abisso.
Oltre non v’era che il nulla.
Non un grigio vorticare, non un nero senza stelle. Ma il nulla, il niente, un immenso vuoto, un vuoto in cui non v’era neanche il vuoto.
Il Nulla.
Alle sue spalle il deserto, che aveva appena finito di traversare. Non sapeva quanto tempo aveva impiegato a varcarlo, con le sue sabbie nere che si agitavano in pigri mulinelli che nessun vento sollevava. Poteva essere stato un istante, o una eternità. Ma adesso era giunto al termine del cammino.
“E’ questo dunque che c’è? Il nulla?”
La sua voce non diede eco, si spense subitanea.
In tasca aveva ancora il portafoglio. Lo tirò fuori. Prese una moneta, la tirò in avanti. Non appena ebbe lasciato la sua mano il dischetto di metallo scomparve, senza un suono, senza un lampo.
Lanciò tutti i soldi che rimanevano, uno dopo l’altro, e uno dopo l’altro smisero di esistere.
Tirò fuori le foto. Le guardò. “Suppongo che non abbiano più significato, adesso” mormorò.
Anche loro sparirono senza lasciare traccia.
Guardò il suo documento d’identità. Questo sono io, pensò. Correzione: questo ero io. Ma chi sono ora? Se non sono più quello che ero, chi sono ora?
O sono ancora io?
Sei ancora tu, sentì dire.
Si guardò attorno, ma non c’era nessuno. Il deserto dietro, il nulla dinnanzi. Nessuno.
Vieni avanti.
Non era una voce. Debolissima, ma chiara. Arrivava da…
….dal nulla?
Potrei riattraversare il deserto, si disse. Magari dall’altro lato ci sarà qualcosa. Girerò intorno a questo abisso…
Ma qualcosa l’aveva sentito.
“Cosa c’è davanti a me?” chiese, a voce alta.
La verità, ma non sei in grado di sopportarla
“Cosa c’è davanti a me?” chiese ancora.
La bellezza, ma non sei capace di vederla.
“Cosa c’è davanti a me?” chiese per la terza volta.
La giustizia, ma non è quella che penseresti.
“Chi sei?”
Un uomo. La giustizia. La bellezza. La verità.
“Cosa c’è davanti a me?”
Il nulla. Una scelta. E il giudizio.
“Tu mi vuoi giudicare?”
Io ti ho giudicato, ma sei tu che hai deciso il verdetto.
“E in che modo?”
Vivendo.
Guardò ancora una volta verso l’abisso.
“Nessuno mi obbliga ad entrare lì. Nessuno.”
E’ vero.
“Ma se vado, sparirò anch’io nel nulla. Tu sei nulla.”
Se io sono nulla, anche tu sei nulla.
“Ma se non sei nulla…se esisti…come posso sapere che esisti…”
Silenzio.
Guardò ancora una volta nel niente. Mosse lentamente un passo.

Pubblicato il 8 giugno 2006 su fiaboidi, meditabondazioni. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.
Da brivido
Ho visto tutto, berlic!
E davvero dove c’è il Tutto, possiamo vedere il Nulla.
Eppure..ci basterebbe quel passo.
Quella scelta.
Da brivido. Ma la realta’ e’ questa.Perennemente di fronte a questa vertigine, e allo stesso tempo con tutte le ragioni per abbandonarsi.
Solo che la nostra ragione non è molto ragionevole.
Mi sembri proprio in forma. :-)
Ne sono contento!
Ciao
Davvero coinvolgente caro berlic…mi piace tanto questo stile! Grazie per esprimere concetti cristiani in questo modo…
Ciao,
mi sembra che il tuo post si possa commentare con questa canzone degli U2
“Bad”
If you twist and turn away
If you tear yourself in two again
If I could, yes I would
If I could, I would let it go
Surrender, dislocate
If I could throw this lifeless
Lifeline to the wind
Leave this heart of clay
See you walk, walk away
Into the night
And through the rain
Into the half-light
And through the flame
If I could through myself
Set your spirit free
I’d lead your heart away
See you break, break away
Into the light
And to the day
To let it go
And so to fade away
To let it go
And so fade away
I’m wide awake
I’m wide awake
I’m not sleeping
Oh, no, no
If you should ask then maybe
They’d tell you what I would say
True colors fly in blue and black
Bruised silken skies and burning flack
Colors crash, collide in blood shot eyes
If I could, you know I would
If I could, I would let it go
This desparation
Dislocation
Separation
Condemnation
Revelation
In temptation
Isolation
Desolation
Let it go
And so to fade away
To let it go
And so fade away
Oh, no
I’m wide awake
I’m wide awake
I’m not sleeping
Oh, no no
Ti seguo sempre anche se non ho il tempo per scrivere, l’ultima volta è stato a Natale.
Ma ti sei ispirato al racconto del cieco in “prima che faccia notte” di Lewis?
Il diavoletto di maxwell
p.s.
a Roma non sono potuto venire, ma ho visto la diretta televisiva. Sarà un particolare tra tutti… ma finalmente un incontro ecclesiale con un’espressione musicale bella!
Belli gli U2…anche se magari la rileggo un’altro paio di volte.
No, Lewis non mi era venuto in mente. La sorgente è stato un “flash” durante il discorso di Carron in piazza S.Pietro, che ho trascritto immediatamente su un foglietto volante. C’è anche un’immagine Pratchettiana, che forse qualcuno avrà riconosciuto.
Sono contento che sia piaciuto, perchè l’ho terminato in meno di dieci minuti, di corsa e senza rivederlo.