Porte aperte
Ok, qualcuno ha lasciato la porta aperta, e i buoi sono scappati.
Dopo, si può licenziare il garzone che forse ha lasciato l’uscio socchiuso (anche se poi siamo stati noi a scordarlo), fare un convegno sullo sfruttamento dei tori e istituire commissioni per studiare il vagabondaggio bovino alla luce del cambiamento climatico.
Si può anche maledire il caso, che ha permesso che una cosa così improbabile possa avvenire. “Il portone? Non c’è problema, mi ricordo sempre di chiuderlo”.
Si potrebbe negare la propria responsabilità di vegliare sui buoi. Affermare che c’era un preciso accordo verbale sulle entrate e sulle uscite, fin da quando erano vitelli. E sostenere “Occorre che tornino, adesso”.
E loro: siamo tornati, ma abbiamo trovato la stalla chiusa.
Oppure si può, per tempo, mettere una di quelle porte che si chiudono da sole, e che si aprono dall’esterno verso l’interno.
Pubblicato il 13 marzo 2019 su meditabondazioni. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 7 commenti.
L’ha ribloggato su PASSAPAROLADESSO.
Eh, la «Chiesa in uscita»…
Ma.. Mi pare.. Impedisca di uscire…. Ops..
Ma il Figlio dell’Uomo, quando tornerà, troverà la fede sulla Terra?
Una porta che si apra sempre e senza difficoltà dall’esterno verso l’interno non è una porta ma un orpello inutile. Non serve a proteggere chi è dentro e non incoraggia chi è fuori a entrare perché nasconde alla vista la bellezza dell’interno.
Per Berlicche
“Oppure si può, per tempo, mettere una di quelle porte che si chiudono da sole, e che si aprono dall’esterno verso l’interno.”
Mi sembra che si chiamino “porte sante” e credo che il tentativo sia stato fatto ripetutamente anche di recente. Per non contare tutti i giubilei locali. Fino a settembre ce n’è uno anche a Carnago, da queste parti.
No, davvero, diciamocelo: sulle porte possiamo sentirci con la coscienza a posto.
Resta il problemino dei porti….
Per Celia ( e anche un po’ per non morir)
Bellissimo il link: grazie.