150: Far cassa

La situazione finanziaria dello Stato è spaventosa. Il deficit è un abisso incolmabile. Il popolo è esasperato dalle nuove tasse, la crisi economica fa il gioco delle opposizioni. La folla assalta l’abitazione del Presidente del Consiglio. Colpiti sono soprattutto i poveri. Cosa fare allora?
Semplice: abolire gli ordini religiosi, incamerarne le proprietà, tassare il resto dei beni ecclesiastici e smettere di pagare le congrue al clero.

Come forse avrete capito non siamo ai giorni nostri: è il 1853, in quello che è ancora il Regno sabaudo.
Non è un caso che il Piemonte sia in fortissimo deficit. Più di metà del suo bilancio va a coprire le spese di un esercito enorme e sproporzionato. I debiti contratti e che contrarrà per l’avventura della Crimea strozzeranno gli italiani per molti decenni a venire.
Per coprire almeno in parte l’immenso buco il Presidente del Consiglio – Cavour, sì, proprio lui – decide di rivalersi appunto sulla Chiesa.
La famiglia del conte deve in gran parte la sua prosperità proprio dall’avere acquistato a prezzo stracciato le proprietà ecclesiastiche che Napoleone a suo tempo aveva requisito e svenduto per far cassa. Il colpo si può ripetere con quanto ancora rimane: cancellando quella congrua che lo stato si era accollato per sfamare il clero a cui erano state sottratte le fonti di sostentamento dai francesi e sopprimendo le congregazioni incamerandone i beni.

Parte la campagna di stampa; vengono fatte, con gran risonanza, “petizioni pubbliche”; il Governo, prima ancora di esaminare il caso, dà già per cancellate le congrue dal bilancio. L’opinione pubblica viene convinta che sia doveroso, legittimo, atto dovuto espropriare una Chiesa “troppo ricca” di quanto possiede.

Boncompagni, il guardasigilli che ha già sforbiciato in precedenza le congrue, così giustifica il suo operato: “La Chiesa è un grande istituto di beneficienza (…) concetto che meglio corrisponde all’idea del suo fondatore.” La Chiesa “ha sui beni stabili quei diritti che lo Stato trova conveniente concederle“, e quando lo Stato decidesse di assumere su di sé il provvedere ai poveri…i beni ecclesiastici non dovrebbero forse passare anch’essi al Governo?
In Commissione si delibera che una comunità religiosa è un ente morale che non esiste in natura e quindi non si può arrogare la pretesa di possedere dei diritti naturali. Se non esiste in natura, allora è lo Stato che gli permette di esistere: “Lo Stato crea, lo Stato può distruggere quello che ha creato”. Peccato che lo Stato, storicamente, sia l’ultimo arrivato che scambia per concessioni sue le creazioni del popolo cristiano. Che lo scopo sia appunto quello di schiacciare la Chiesa rendendole molto più difficile proseguire la sua opera, più che di fare cassa, risulta evidente quando viene rifiutata la proposta dei vescovi di provvedere loro stessi alla congrua.

E’ interessante leggere quello che dice Solaro della Margherita sugli analoghi provvedimenti fatti in passato dai governi che Cavour plaude come “illuminati”: “Il ministro (…) doveva dirci che i tesori immensi da Arrigo VIII derubati in una somma uguale a 46 milioni di nostre lire di rendita furono dissipati in pochi anni, e sul finir del suo regno l’erario era nella più estrema penuria. Doveva dirci che sotto il regno di Elisabetta undici leggi dovè promulgare il parlamento per sollevare le migliaia di poveri, resi miseri dello spoglio dei beni della Chiesa. Doveva dirci che la Francia ebbe in mercede la dilapidazione delle finanze, la guerra civile, l’universale miseria; avremmo allora meglio apprezzati i rari benefizi che questa legge prepara al paese.

Parole profetiche: la soppressione degli ordini religiosi nel 1855 e la susseguente tassazione dei beni ecclesiastici contribuiranno a creare quella situazione di arretratezza ed estrema povertà che causerà l’emigrazione di tanti nostri concittadini negli anni seguenti.

Una cosa del genere non potrebbe accadere ai giorni nostri. Ormai è chiaro a tutti il principio che il non profit debba essere aiutato e non ostacolato perchè fornisce un servizio inestimabile alla società, servizio che sarebbe ben più costoso e inefficace se fosse fornito direttamente dal governo. Il principio di sussidiarietà: non è lo Stato a provvedere a tutto, ma lo Stato stesso sostiene discretamente coloro che fanno senza sostituirsi ad essi.
Con bene chiari i disastri dello statalismo nessuno sarebbe tanto folle da…non è vero?

Informazioni su Berlicche

Ufficialmente, un diavolo che dà consigli ai giovani demonietti. Avrai letto anche tu "Le Lettere di Berlicche" di C.S. Lewis, vero? Attenzione, però: i diavoli CREDONO in Dio. E questo in particolare svolazza, un po' su un po' giù, ma complessivamente diretto verso l'alto, verso quel cielo di cui ha nostalgia.

Pubblicato il 13 dicembre 2011 su 150. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 9 commenti.

  1. Ce n’è di gente fuori dal mondo, gente che non si rende conto che il “povero” non è la famiglia borghese che si ritrova le pensioni ridotte e l’ici sulla prima casa, ma chi la pensione non la ha proprio e la prima casa nemmeno.

    Ma si sa, chi è troppo povero per parlare su una testata non esiste e basta.

  2. Le paginate di facebook sui privilegi della Chiesa con centinaia di migliaia di fan inferociti sono l’emblema di come la sola possibilità di accedere alla grande quantità di informazioni messa a disposizione da internet, in assenza di uno spirito critico, sia del tutto inutile. Per questo dubito che post come questo possano far cambiare idea a chi ha deciso di appaltare la propria intelligenza alle campagne demagogiche, tuttavia come non concordare!

  3. Con tutte queste esperienze della storia ci siano vescovi che credono che pagando piu tasse si fanno sacrifici che giovano la societá?

  4. Consiglio la lettura di questo articolo, soprattutto verso la fine:

    il disegno è quello di arrivare ad un modello sociale regolato da una tecnocrazia. Una società di uomini monadi, svincolati da ogni appartenenza identitaria, slegati da ogni rete, e saldamente nelle mani di chi tiene le fila del potere.

  5. Infatti è impressionante seguire i fili del potere che, come burattini, cercano di farci marciare dietro ora uno ora all’altro vizio a seconda dell’opportunità. Si segue il sesso, poi il potere, poi i soldi, e di volta in volta i peggiori sono i ladri, i pervertiti, “la casta”…salvo poi esaltarli in fase successiva.
    L’importante è beccarli da soli. E’ per questo che temono le compagnie di uomini liberi, ed esaltano il singolo.

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