Niente di sacro

Fa quasi tenerezza vedere i superstiti esponenti del laicismo cercare una risposta al problema del male. Fanno di tutto per dimenticare la risposta cristiana, scegliendo di ignorare cosa dice veramente, e giocano con i soliti, vecchissimi concetti cercando di farli passare per nuovi.

(…) Se Dio, che è fonte del bene, non c’è, «tutto è permesso» (Dostoevskij) e si apre quindi il baratro del nichilismo etico (Nietzsche: la «morte di Dio»).
Ma l’aporia è superata, se al creazionismo teologico, razionalmente indimostrabile (Kant), e spesso antiscientifico (il «Disegno Intelligente»), si sostituisce l’idea filosofico-scientifica dell’autarchia sia della natura (Democrito e fisica moderna), sia dei suoi processi bio-evolutivi (Darwin e neodarwiniani), compreso quello che porta alla comparsa di
Homo sapiens.

Michele Martelli, “Il relativismo plausibile

Al di là dei paroloni, (“un relativismo storico e costruttivo, non distruttivo e nichilistico”), rimane la solita sbobba: “sarete come Dio”, ammantandovi di valori decisi di volta in volta a seconda della convenienza. Il suggerimento del serpente. La vecchia risposta.

Friedrich Nietzsche ci aveva avvisato: una volta rifiutato Dio, quello che ci aspetta in questa nostra era postcristiana è l’inversione dei concetti di bene e male. Umiltà, obbedienza, rinuncia personale, tutto ciò che era un tempo pensato come buono e giusto è stato sostituito dall’imporre il proprio volere, soddisfare le proprie voglie, schiacciare il debole, scacciare pensieri di una vita dopo la morte, vivere l’istante: le nuove virtù. Il Superuomo, l’opposto del Santo.

Un Superuomo che intende perseguire «la virtù della laicità» e della tolleranza, per cui nessun valore è «sacro» e indiscutibile. E quindi, non avendo niente di sacro, ti distruggerà se appena gli conviene.

L’abbiamo visto all’opera: l’aborto come diritto, l’eliminazione del bambino malato per il suo stesso bene, uomini che muoiono soli e disperati perché non esiste più una famiglia che stia loro accanto. Chi vogliono prendere in giro? Hanno gli stessi occhi del serpente. Quando parlano, lo si sente ridere.

Così può capitare che anche la Chiesa sia tentata. “Non credo nel dogma, credo nell’amore”, come se il dogma fosse diverso da una formulazione dell’amore. Come se negarlo fosse amore, e non egoismo travestito.
Il Signore ha affermato che divorziare e risposarsi è adulterio. Non è mancanza di misericordia affermarlo, non si è rigidi, poco accoglienti. E’ invece ricordare ciò che è vero: cioè che qualcosa di sacro esiste. E’ il ricordare che non siamo superuomini, al di là del bene e del male. Che l’essere felici passa proprio nel seguire la verità.

Cioè nel non peccare, ovvero mirare a quel bene che esiste e non a ciò che più ci è comodo. Come possono i nostri peccati essere perdonati se non c’è niente di cui essere perdonati? Se la Cristologia è derubricata a “Hey, amico!”, se il cristianesimo sociale è ostaggio di destra e sinistra invece che essere una presenza originale, se la teologia è dimenticata, ridicolizzata e trasformata in fetido moralismo, ci si può domandare dove siano finiti venti secoli di cristianesimo. Come se si fosse sbagliato tutto, prima, e ora occorresse inseguire quel superuomo opportunista; come fossimo servi che cercano di rendersi utili ad un nuovo padrone. Come se anche dentro la Chiesa si fosse realizzata l’inversione dei valori. E i suoi appartenenti preferiscano tacere di fronte al male, strattonati tra ciò che è sempre stato vero e ciò che il mondo asserisce. Quanti silenzi, o parole inopportune, di fronte alle scelte di nazioni, di giudici, di poveracci persi nel loro peccato.
Come se l’ortodossia fosse diventata la sintesi di tutte le eresie.

Eppure, se abbiamo davvero quella fede che fu di tanti prima di noi, non possiamo non sapere che i trionfatori di oggi saranno gli sconfitti di domani, e che quanti hanno scelto il silenzio rimarranno nel silenzio. Se anche la persecuzione verrà ancora, perché i superuomini non sopportano di sentirsi dire che sono anche loro uomini, non dovremo lamentarci, o gloriarcene.

Perché noi sappiamo che quanto è sacro, sacro davvero, rimane.

Cliccare sull’immagine per vederla meglio
Prima vignetta: “In non credo più nell’etica”
Seconda vignetta: “Per quanto mi riguarda, il fine giustifica i mezzi”
Terza vignetta: “Afferra quello che puoi mentre ti va bene, questo è quello che dico! Il diritto è nella forza! I vincitori scrivono i libri di storia!”
Quarta vignetta: “E’ un mondo cane-mangia-cane, così farò quello che voglio e lascerò siano gli altri a discutere se sia “giusto” o no.”
Quinta vignetta: <spinta> HEYY!
Sesta vignetta: Calvin – “PERCHE’ L’HAI FATTO?” Hobbes – “Eri sulla mia strada, ora non ci sei più. Il fine giustifica i mezzi.”
Settima vignetta: Calvin – “Non intendevo per tutti quanti, cretino! Solo per me!” Hobbes – “Ahh…”

Informazioni su Berlicche

Ufficialmente, un diavolo che dà consigli ai giovani demonietti. Avrai letto anche tu "Le Lettere di Berlicche" di C.S. Lewis, vero? Attenzione, però: i diavoli CREDONO in Dio. E questo in particolare svolazza, un po' su un po' giù, ma complessivamente diretto verso l'alto, verso quel cielo di cui ha nostalgia.

Pubblicato il 30 Maggio 2018 su meditabondazioni. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 12 commenti.

  1. Si, confermo, è sempre la stessa solfa, solo i toni si fanno meno aggressivi perché c’è Francesco, un amico.
    La fissazione laica di combattere e cancellare la fede con ogni mezzo (e a costo del ridicolo) rivela proprio la natura del male nel mondo: un profondo, direi misterioso odio per la verità.
    Certo, “portae inferi non praevalebunt adversum eam”: nessuna porta ferrata di prigione, nessuna catena potrà resistere alla forza della Grazia finché la Chiesa e ogni cristiano conserveranno la fede nella verità.
    Di questo oggi dobbiamo primariamente preoccuparci, che la Chiesa conservi e trasmetta integra la fede a tutti gli uomini che vorranno accoglierla. Solo così, anche quando come cristiani saremo dichiarati un pericolo per la salute pubblica e avviati ai reparti speciali di neuropsichiatria, continueremo a vivere da uomini liberi. E ad amare.

  2. C’è anche il paradosso, su cui tempo fa mi ha aperto gli occhi Chesterton, per cui tutti questi innovatori ripropongono in varie salse lo stesso antico inganno. Ma lascio la parola a Chesterton stesso, è un passo che merita diffusione
    “Come tutti sanno, Nietzsche predicò una dottrina, che egli stesso ed i suoi seguaci mostrano di considerare molto rivoluzionaria; egli sostenne che la comune morale altruistica era stata inventata da una classe di schiavi per impedire il sorgere dì tipi superiori capaci di combatterli e di soggiogarli. Orbene, i moderni, sia favorevoli che contrari, vi alludono sempre come se fosse un’idea nuova e del tutto inaudita. Si suppone con la massima calma ed insistenza che i grandi scrittori del passato, come per esempio Shakespeare, non lo sostennero perché non vi avevano mai pensato, perché l’idea non era passata loro per la mente. Ma rileggete l’ultimo atto del Riccardo Terzo di Shakespeare, e vi troverete, espresso in due versi, non solo tutto ciò che Nietzsche aveva da dire, ma con le sue stesse parole. Riccardo il Gobbo dice ai suoi nobili:

    La coscienza non è che una parola usata dai codardi,
    al principio creata per mantenere i forti in soggezione.

    Come ho detto, il fatto è chiaro. Shakespeare aveva pensato a Nietzsche ed alla morale del Super-Uomo, ma ne valutò l’esatta portata, e la collocò esattamente al suo posto: cioè nella bocca di un gobbo mezzo dissennato, che parla alla vigilia della sua disfatta. Questa collera contro i deboli è possibile soltanto in un uomo che sia morbosamente coraggioso, ma fondamentalmente malato ; un uomo come Riccardo, un uomo come Nietzsche. Basterebbe ciò a distruggere l’assurda idea che queste filosofie moderne siano nuove nel senso che i grandi del passato non vi pensarono. Vi pensarono invece; ma videro che non erano gran che. Non è vero che Shakespeare non comprendesse l’idea di Nietzsche: la comprese invece benissimo, e la rifiutò”.

  3. Grazie Zimisce. Chesterton ha fatto questo ragionamento (nei suoi libri/articoli) diverse volte e con diverse sfumature, secondo il tema da focalizzare.

    Per caso sai da quale opera è tratta questa citazione? (la metto in archivio)

    Grazie.

  4. Non è tratta dal libro “eretici”?

  5. @ Francesca:
    Questo testo compare in saggio dal titolo “on reading”. Può anche darsi che compaia in varie raccolte, dato che Chesterton scriveva su vari giornali e riviste. In Italiano ni pare di averlo trovato nella raccolta “l’Uomo Vivo”.
    Tu dove altro hai trovato espresso questo ragionamento?

  6. Errata corrige: volevo dire “L’uomo comune” visto che “l’uomo vivo” è un romanzo.

  7. @ Zimisce.
    “Tu dove altro hai trovato espresso questo ragionamento?”

    Oh, in diversi altri contesti, libri, articoli… Poi magari te ne recupero qualcuno. Non me li ricordo tutti a memoria su due piedi… anche perché ultimamente faccio certe abbuffate di Chesterton leggendo diversi suoi libri .. tutti insieme 😎 più i siti internet con i suoi brani…

    Di sicuro, diverse volte Chesterton descrive quei concetti, cioè:

    – l’idea nuova che in pratica è un’idea vecchia già affrontata nei secoli dei secoli, e ignorata solo dagli ignoranti appunto

    – vari giudizi sull’inconsistenza filosofica di Nietzsche (non soltanto quello da te riportato)

    – il giudizio sulle idee prese isolatamente per ciò che sono: eresie (in tutti i sensi)… O quantomeno espressioni di limitatezza mentale.

  8. Zimisce.
    Ad esempio, un “classico” è il seguente ragionamento (che in questo caso si trova espresso nel libro “Perché sono cattolico”).

    Copio-incollo.

    “Alcuni giorni fa uno scrittore famoso, solitamente ben informato, ha parlato della Chiesa Cattolica come della avversaria delle nuove idee.
    È probabile che non si sia accorto che la sua affermazione non era esattamente ciò che si considera un’idea nuova. È una di quelle nozioni che i cattolici si trovano a dover costantemente contrastare, in quanto si tratta di un’idea molto vecchia. Certo è che coloro che ritengono che il cattolicesimo non porta nulla di nuovo, difficilmente dicono qualcosa di nuovo sul cattolicesimo stesso. Come dato di fatto è curioso notare che uno studio approfondito della storia dimostrerebbe il contrario.”

    “Tuttavia, la persona che ha fatto quell’affermazione sui cattolici voleva dire qualcosa e sarebbe opportuno che lui stesso la comprendesse con più chiarezza rispetto al modo in cui l’ha enunciata. Ciò che voleva dire è che, nel mondo moderno, la Chiesa Cattolica si oppone a molte mode influenti, la maggior parte delle quali si considerano ancora attuali, anche se incominciano ad essere un poco stantie. In poche parole, se voleva dire che la Chiesa spesso si oppone a ciò che il mondo considera, in quel dato momento importante, ha perfettamente ragione. Spesso la Chiesa combatte le mode di questo mondo transeunte, in quanto sa, per esperienza, la rapidità con cui questo mondo cambia. Ma per comprendere esattamente l’argomento è necessario spaziare più ampiamente e considerare l’essenza stessa delle idee in questione, per considerare, quindi, l’idea dell’idea.

    Il 90% di ciò che chiamiamo nuove idee sono semplicemente vecchi errori. Uno dei principali compiti della Chiesa Cattolica è far si che la gente non commetta questi vecchi errori, in cui è facile ricadere, ripetutamente, se le persone vengono abbandonate, sole, al proprio destino. La verità concernente l’atteggiamento cattolico nei confronti dell’eresia o, si potrebbe dire, nei confronti della libertà, può essere rappresentata dalla metafora di una mappa. La Chiesa Cattolica possiede una mappa della mente che sembra la mappa di un labirinto, ma che in realtà è una guida per orientarsi nel labirinto. Questa mappa è stata compilata utilizzando conoscenze che, nel mondo della scienza umana, non hanno paragoni. Non vi sono altri casi di istituzioni intelligenti che hanno, con continuità, pensato sul pensiero per duemila anni. È un’esperienza che ricopre quasi tutti i campi esperibili e, in special modo, gli errori. Ne risulta una mappa che evidenzia con chiarezza tutti i vicoli ciechi e le strade dissestate, nonché le vie che si sono dimostrate fuorvianti grazie alle testimonianze forniteci da coloro che le hanno seguite.
    Su questa mappa della mente gli errori vengono segnati come eccezioni; mentre gran parte di essa è costituita da campi da gioco e terreni di caccia fioriti, dove la mente può spaziare con tutta la libertà che le è propria, per non parlare dei numerosi campi di battaglia intellettuale dove il combattimento è quanto mai incerto e imprevedibile. Ma c’è la responsabilità di segnalare determinate strade che conducono al nulla o alla distruzione, ad un muro cieco o a un precipizio.”

    “Così facendo, si previene la possibilità che le persone perdano il loro tempo, o le loro vite, in sentieri che si sono dimostrati ripetutamente, nel passato, vani o disastrosi, ma che possono ancora, in futuro, intrappolare ripetutamente i viandanti. La Chiesa si prende la responsabilità di mettere in guardia il suo popolo su queste realtà, e sta proprio qui l’importanza del suo ruolo. Dogmaticamente essa difende l’umanità dai suoi peggiori nemici, quei mostri antichi, divoratori orribili che sono i vecchi errori”.

    “Vi sono stati una gran quantità di movimenti, o, in altre parole, monomanie. Ma la Chiesa non è un movimento bensì un luogo d’incontro, il luogo dove tutte le verità del mondo si danno appuntamento”.

  9. Grazie Francesca, ricambio con questo, un articolo tratto da un blog su Shakespeare e cristianesimo, e che raccoglie varie citazioni shakespeareane in Chesterton:

    http://christianshakespeare.blogspot.com/2012/08/chesterton-and-shakespeare.html?m=1

  10. Grazie Zimisce. Bellissimo.
    Appena ne individuo altre (citazioni) sulla stessa linea magari le richiamo qui in qualche modo.

    In questi giorni sto alternando la lettura di Ortodossia a quella di La Nuova Gerusalemme – Viaggio in Terrasanta. Anche in quest’ultimo ci sono certe perle… ad esempio sulle Crociate, ma anche – come sempre – sulla differenza tra l’uomo Gesù e tutti gli altri “profeti” o “dèi”.
    E poi la (strana) nevicata su Betlemme mentre lui si trovava lì…
    E poi il capitolo finale sul sionismo, scritto ovviamente prima della formazione dello Stato di Israele.
    Probabilmente sarà anche a causa delle mie innumerevoli ignoranze ma anche lì Chesterton… mi sembra tanto profetico. Non so se altri nella sua epoca riuscissero a fare quei ragionamenti (validi ancora oggi).
    Devo ancora capire perché da alcune parti arrivano al nostro accuse di antisemitismo… Dov’è che sarebbe un antisemita ? È tutto il contrario.

    Ciao.

  11. Zimisce.
    Spulciando un po’ il blog L’Uomo Vivo
    http://uomovivo.blogspot.com/
    qualche perla…

    Citazioni di Chesrterton:

    “L’eretico (che è anche sempre fanatico) non è colui che ama troppo la verità; nessuno può amare troppo la verità. Eretico è colui che ama la propria verità più della verità stessa. Preferisce, alla verità intera scoperta dell’umanità, la mezza verità che ha scoperto lui stesso. Non gli piace veder finire il suo piccolo, prezioso paradosso, che si regge solo coll’appoggio di una ventina di truismi, nel mucchio della sapienza di tutto il mondo”

    Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del Drago ed altre serissime storie – L’Uomo Comune

    ——-

    “L’eresia è quella verità che trascura tutte le altre verità”.

    Gilbert Keith Chesterton, Perché sono cattolico – San Tommaso Moro

    ————-

    “Le eresie consistono sempre nell’indebita concentrazione su di una singola verità, o mezza verità. È pertanto giusto insistere sulla onniscienza di Dio, ma è un’eresia insistervi, come fece Calvino a scapito dell’Amore divino; è giusto desiderare una vita semplice, ma è un’eresia desiderarla a costo di rinnegare la benevolenza e le buone maniere”.

    Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del Drago ed altre serissime storie – L’Uomo Comune

    ————-

    “Giovanna [d’Arco], se ci pensiamo bene, aveva in sé tutto quello che c’era di vero in Tolstoj e in Nietzsche, tutto quello che c’era in loro di accettabile. Io pensavo a quanto c’è di nobile in Tolstoj: il gusto delle cose ordinarie, l’affetto vivo per la terra, il rispetto per il povero, la dignità delle reni piegate dal lavoro. Giovanna d’Arco ebbe tutto ciò, con questo di più: che sopportò duramente la povertà nell’atto stesso di ammirarla, mentre Tolstoj è il tipo dell’aristocratico che cerca di scoprirne il segreto. Pensavo poi a quanto c’è di coraggio, di fierezza, di passione nello sventurato Nietzsche e al suo disperato ammutinamento contro la vuotaggine e la pusillanimità del nostro tempo; pensavo alla sua invocazione all’equilibrio estatico del vivere pericolosamente, al desiderio dei galoppi sfrenati sui grandi cavalli, ai suoi appelli alle armi. Bene: Giovanna d’Arco ebbe tutto questo e, anche qui, con la differenza che essa non solo esaltò il combattimento, ma combattè. Noi sappiamo che essa non ebbe paura di un esercito, mentre Nietzsche come tutti sappiamo, ebbe paura di una mucca. Tolstoj si limitò a fare l’elogio del contadino; essa fu contadina. Nietzsche si limitò a fare l’elogio del guerriero; essa fu guerriera.
    Essa li vince tutti e due sul terreno dei rispettivi, antagonistici ideali: è stata più dolce dell’uno e più forte dell’altro. Essa fu inoltre una persona perfettamente pratica, che fece qualcosa, mentre essi sono dei folli speculatori che non hanno concluso nulla. Era impossibile che non mi attraversasse la mente il pensiero che essa e la sua fede dovevano avere qualche misterioso senso di unità e di utilità morale che è andato perduto”.

    Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

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