La logica del mimic

Chi ha giocato a quei giochi di ruolo fantasy tipo Dungeons and Dragons lo conosce bene. E’ la trappola che compare invariabilmente nella prima avventura. Il mimic.

Il mimic è un mostro che si finge qualcos’altro, di solito un baule pieno di tesori. Quando l’intrepido guerriero apre il cofano strabordante di gioielli, credendolo reale, e vi infila dentro la testa, il mimic lo addenta.
Qualcosa di simile può avvenire quando dobbiamo prendere una decisione.

Credere è un’azione; l’incertezza, uno stato. Decidere è una scelta, probabilità un calcolo. Confonderli tra loro porta al disastro.
Prendiamo un’ipotesi qualsiasi. “La teoria della relatività è vera”, oppure “Quella persona mi ama”. Chiamiamo l’ipotesi Y.
Ora pigliamo i fatti che la riguardano. Chiamiamo questi fatti F.
La probabilità di Y è Pr(Y|F). Questa è l’oggettiva incertezza della nostra ipotesi una volta correlata con premesse, assunzioni, dati, modelli, esperimenti, qualsiasi cosa. Attenzione: La probabilità così definita è oggettiva, i fatti con cui la ricaviamo NON LO SONO.

Come come, i fatti sono soggettivi? Ma, la realtà, il metodo scientifico…
Se io, per determinare se la mia ragazza mi tradisca, essendo innamorato marcio escludo dal novero dei fatti tutte le volte che è stata vista con un altro, allora le probabilità che mi sia davvero fedele, calcolate così, sono del 100%. E’ l’effetto “Non è Francesca“.
Se io, avventuriero avido di bottino, mi catapulto sul falso baule senza pensare minimamente al mimic e vengo divorato, come la mettiamo? Il criterio con cui passiamo al vaglio l’esperienza non è meno influente dell’esperienza stessa.

Credere è un’azione, dicevamo. La probabilità si risolve in rari casi con vero o falso, 1 o 0. Nella maggior parte delle volte è un numero intermedio, o qualcosa di ancora più sottile e indefinito, in base al quale devo prendere la mia decisione. Decidere è anch’essa azione, un atto di giudizio, basato sul nostro calcolo più o meno esplicito, che abbiamo definito probabilità ma che si può anche chiamare verifica.
Il giudizio può anche essere sbagliato senza colpa da parte mia. Se non ho indizi che il mio partner mi tradisca, rimango sicuro di lui o di lei anche se ho in testa una foresta di corna. Se non so dell’esistenza di un mostro che si mimetizza da forziere, aprirò il baule senza esitare. Se non mi viene in mente che il risultato di quell’esperimento possa avere una spiegazione completamente diversa anche se conferma la mia teoria, allora la mia teoria diventa LaScienza, e la scienza, scientismo.

Figurarsi poi quando ci sono in ballo interessi, necessità di confermare la propria ipotesi. La menzogna.
Il soggettivo viene dimenticato e chiamato assoluto, la probabilità scambiata con certezza. Gli scienziati hanno parlato. Francesca è fedele.
Quindi, se qualcuno afferma “Lo dice la Scienza” in vostra presenza, siete autorizzati a rifilargli un pernacchione sonoro. Ci sono ampie probabilità, quasi certezza, che non sappia quello che fa.

Il mimic è un mostro per principianti, abbastanza scarso. Se se ne conosce l’esistenza difficilmente ci si casca una seconda volta.

Informazioni su Berlicche

Ufficialmente, un diavolo che dà consigli ai giovani demonietti. Avrai letto anche tu "Le Lettere di Berlicche" di C.S. Lewis, vero? Attenzione, però: i diavoli CREDONO in Dio. E questo in particolare svolazza, un po' su un po' giù, ma complessivamente diretto verso l'alto, verso quel cielo di cui ha nostalgia.

Pubblicato il 8 febbraio 2024 su meditabondazioni. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 2 commenti.

  1. Parlando di “serendipity”: la puntata di oggi della divertente serie “Delicious in dungeon” aveva come “star” proprio il mimic.

  1. Pingback: La logica del mimic – l'ovvio e l'evidente

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.