Dopo

Mi sono sfasciato un piede, ho un occhio che non vede quasi più, il mio cuoricino batte anche quando non dovrebbe e i denti residui mi stanno abbandonando. Sono sano, eh, sono sano, o quasi. Non sto poi così male, caviglia a parte. Come cantava Guccini, sono “i piccoli malanni, sempre più numerosi”.

Noi tendiamo a credere alla nostra immortalità. Non siamo davvero convinti che l’universo andrà avanti in nostra assenza. Il fatto stesso di non esserci più è relegato quasi sempre in un cassetto che tendiamo a non aprire. E poi, in fondo, che ci importa di cosa accadrà al mondo dopo (se pure questo dopo esiste)? Futuro bello o brutto, noi non ci saremo. Il nostro compito, ammesso che ne avessimo uno, è terminato.

Il materialista si ferma qui. O almeno così dice, perché neanche lui riesce perfettamente a convincersi che dopo non ci sia davvero niente. Tutti abbiamo delle tombe da visitare, reali o virtuali.
Chi invece crede, o dice di credere, in qualcosa dopo, spesso trova molto difficile adeguare a esso il prima. Sì, anche a noi uomini religiosi sembra irreale. Il quotidiano stillicidio di decessi, l’improvviso venire meno di volti conosciuti e sconosciuti intacca appena la nostra scorza. Dimostrazione, se fosse necessaria, che siamo fatti per la vita e non per la morte.

Che ci sia un dopo, ne sono certo. Così come sono certo che questo dopo non entra molto nei miei pensieri, nonostante gli acciacchi. Il teschio (finto) che tengo sulla mia scrivania però mi guarda con le orbite vuote o quasi, e sogghigna. Non è che possa fare diversamente. Mi ricorda che la mia mortalità è un fatto indiscutibile, e sono tenuto a dargli ragione. C’è un dopo al quale dovrei pensare, perché l’eternità è lunga, e sarebbe sciocco buttarla via.
Va bene, ci penserò, prometto, sciocco mortale qual sono. Dopo.

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Informazioni su Berlicche

Ufficialmente, un diavolo che dà consigli ai giovani demonietti. Avrai letto anche tu "Le Lettere di Berlicche" di C.S. Lewis, vero? Attenzione, però: i diavoli CREDONO in Dio. E questo in particolare svolazza, un po' su un po' giù, ma complessivamente diretto verso l'alto, verso quel cielo di cui ha nostalgia.

Pubblicato il 24 marzo 2023 su meditabondazioni. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 7 commenti.

  1. “E poi, in fondo, che ci importa di cosa accadrà al mondo dopo (se pure questo dopo esiste)? Futuro bello o brutto, noi non ci saremo. Il nostro compito, ammesso che ne avessimo uno, è terminato.”

    Non immagini quanto devo combattere contro questa visione cinica, tanto è radicata nella mia mente.

    Dante tiene unite due cose che noi tendiamo sempre a separare: la contemplazione del Cielo e lo sguardo sulla terra. Lui ci vede bene, noi siamo strabici: se guardiamo il Cielo, pensiamo di doverci dimenticare la terra; la terra così com’è, piena di lacrime, merda e sangue.
    […]
    Dante, invece, contempla il Cielo senza mai dimenticare la terra e per tutto il poema guarda intensamente la terra – «poeta del mondo terreno» lo definì definitivamente Auerbach – con la memoria viva del Cielo nella sua mente. Per questo la Commedia, come si usa dire, è veramente “il mondo terreno sub specie aeternitatis”. Qui, nel canto XXVII, l’intreccio dei due temi, o piuttosto dei due poli, è determinante e forma la struttura stessa della composizione.

    https://leonardolugaresi.wordpress.com/2023/02/11/lira-di-pietro-sul-suo-successore-un-monito-contro-il-papismo-dante-paradiso-canto-xxvii-vv-22-66/

  2. Avevo un salvadanaio molto simile, quasi identico a quel teschio.

  3. In effetti il teschio è un salvadanaio. Non si vede nella foto, ma il retro del cranio ha una fessura.

  4. Io credo, prego il Signore tutti i giorni, cerco di ascoltare e di fare un esame alla mia coscienza ogni notte prima di dormire, mi comunico, cerco di avvicinarmi a ciò che ci chiede Cristo, eppure a volte mi assale il dubbio contrario a quello di cui parli, caro Berlicche, il terribile dubbio: e se dopo non ci fosse che il Nulla? Non so se è il mio malacoda personale ad istillarmi questi pensieri neri, o se sia normale che a volte si affaccino. Ma non sono bei pensieri, a prescindere da dove e dal perchè arrivino.

  5. Se c’è il nulla, caro Parsifal, non ti devi preoccupare. Se invece c’è qualcosa, come credo, sai che bello!
    E come attraversare una soglia per entrare in una stanza buia; devi solo sperare che ci sia il pavimento.
    Avevo scritto un paio di racconti, molto tempo fa. Li trovo ancora belli, specialmente il secondo.
    https://berlicche.wordpress.com/2006/06/08/labisso/
    e https://berlicche.wordpress.com/2007/06/12/il-buio/

  6. Davvero belli, soprattutto il secondo, grazie. E che per ognuno di noi in quel momento ci possa essere il Padre, pronto ad asciugare le nostre lacrime, ed a prenderci per mano e condurci oltre il buio.

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