Astrazioni
Talvolta qualcuno di voi lettori mi scrive direttamente. C’è chi mi indica letture interessanti, chi racconta esperienze. Può capitare che alcune di queste mi sollecitino, in un modo o nell’altro, un post. Quella che segue arriva da un lettore di Mestre, che pubblico con il suo permesso.
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Caro Berlicche,
abbi pazienza se ti rubo un po’ di tempo (so che sei sempre più impegnato)
ti mando queste righe e qualche immagine su un fatto marginale ma che mi sta a cuore perché riguarda l’arte sacra. Volevo inserirlo come commento al post “La bellezza viene prima” o “Questa è l’ora“, ma è troppo lungo (e poi non so inserire le immagini).
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Alla fine di giugno, nel giardinetto nord del duomo di piazza Ferretto, sono stati abbattuti (tra qualche protesta) due grandi pini. Al loro posto, pochi giorni fa, è stato collocato “Cristo“, un bronzo del 1968 di Alberto Viani (pagato dal Rotary e all’epoca posto nel cortiletto sud, in posizione poco visibile). Nella stessa piazza esiste già un’altra nota scultura del Viani, godibile per chi ama il codice estetico dell’arte contemporanea.
Forse sbaglio, non capisco, ma ho sempre trovato sgradevole quel “Cristo” senza croce che si mostra come la sagoma vuota di un fantasma con un taglio a sinistra simile a una tasca (tutta l’iconografia mostra la ferita al costato sul lato destro) e la testa annichilita dentro quell’aureola troppo simile a un dischetto volante… Cosa vi vedrà il comune passante in quella forma stravagante? Che messaggio ne ricaverà l’uomo contemporaneo in fuga dalla religione? Una cosa è certa, non lo farà emozionare, non lo potrà mai nemmeno mentalmente portare a cadere in ginocchio…
E forse ha ragione quel certo Elkins quando dice che, da parte dell’arte contemporanea, “non c’è alcuna volontà di escludere la religione. Questa esclusione è intrinseca al pensiero modernista e post-modernista che esclude costituzionalmente la sfera religiosa” ((la “grande” religione, non la generica “spiritualità” che resta sempre attuale). L’artista oggi parla di se stesso, la religione parla di un Altro: le due cose non possono più stare insieme.
Non detesto l’arte moderna o postmoderna, è quest’arte che detesta la religione e quindi detesta me. Un’arte che si occupa di fede solo per seppellirla dissimulandola o ironizzando su di essa …col contributo attivo (anche economico) dei nostri confusi pastori.
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Io così ho risposto:
“Non sono così brutti a guardarsi (ho visto molto peggio), anche se non ne avrei indovinato tema e titolo in un milione di anni. Ho riletto recentemente quello che Ratzinger diceva della bellezza, e mi pare che quello che manca sia quello strato “intermedio” che è la comprensibilità. Se qualcosa è incomprensibile, anche se bello, in ultima analisi non ci cambia perché non riesce a legarsi con l’esperienza quotidiana. Il dare un titolo che non riusciamo a legare a ciò che vediamo è una alienazione, cioè qualcosa che non riguarda davvero noi, la nostra esperienza. Noi abbiamo bisogno di capire, di ragionare, cioè legare l’eterno al contingente: la ragione per cui Cristo è venuto.”
e la replica del lettore:
E’ vero, si vedono cose ben peggiori, ma ho difficoltà a pensare che l’ “informale”, per quanto bello, possa esprimere il religioso senza alterarne l’essenza. E continuo a ritenere che, con l’entusiasta apertura postconciliare ai modi espressivi della modernità, la Chiesa abbia sottovalutato la serietà di ciò che andava dicendo McLuhan.
Non sono sicuro che McLuhan, cioè che il mezzo è il messaggio, sia stato neanche considerato. A mio avviso il problema è più profondo: cioè che Dio, e di conseguenza Cristo, sono visti come astrazioni, idee alle quali magari aderire, ma non concrete.
Ad astrazione si addice una raffigurazione astratta. Noialtri vecchi, però, preferiamo il pane.


PS: la prima immagine qui sopra in alto è l’altra scultura citata. Il titolo è “Nudo”. Forse così si percepisce meglio cosa significhi la mancanza di concretezza. Non credo che esista persona al mondo in grado di eccitarsi per essa; o, se è per questo, dire cosa raffiguri senza saperlo prima.
Pubblicato il 3 febbraio 2023 su gusto e disgusto. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 14 commenti.
…insomma, sarà pure arte, ma ci vuole una grande immaginazione per vedere un Cristo in quell’ammasso informe…
Che schifezza.
Pare una manta, o razza che sia.
Se occorre un titolo, vuol dire che l’opera d’arte no ha alcun significato
Gli alberi gridano “vendetta!”
D’altronde Alberto Viani ha avuto successo perchè ha seguito lo “spirito del tempo”. Infatti, prima di lui il franco-tedesco Jean (Hans) Arp (che alle aste Sotheby’s oggi può valere milioni di euro) già negli anni ’30 deformava e destrutturava il corpo…
https://artslife.com/wp-content/uploads/2020/06/arp.png
Ma il guaio è che a questo processo di distorsione e annichilimento della realtà oggettiva nella rappresentazione artistica non si è seriamente opposta nemmeno l’arte cosiddetta “sacra”. Dico “seriamente” perché, in molti casi, il tentativo di discostarsene ha prodotto opere decisamente kitsch.
Oggi sono andato a vedere una mostra di quadri che erano praticamente tutti di autori celebri. Era drammatico constatare l’involuzione costante da quelli più antichi ai contemporanei. Tra un acquarello di Turner di incredibile finezza e un Lichtenstein c’è letteralmente un mondo.
Caro Berlicche, comprendo lo sgomento del lettore di Mestre. Anche io preferisco il pane…
L’intero contrasto che esiste fra il Medioevo, che ricercava le cause prime, e l’età moderna, che persegue le cause secondarie, si trova esemplificato nell’arte: nel Medioevo nessuno scultore incideva mai il suo nome su una scultura; e la ragione era che egli lavorava per Dio; ed era da Dio che gli veniva la capacità di scolpire, e la mente d’artista; e quando egli lasciava anonima la sua opera, era a Dio, Causa Prima, che risaliva il merito. Ai nostri giorni, lo scultore incide nel marmo il suo nome, perché egli lavora per l’uomo, ed ha dimenticato la Causa Prima, la Causa di tutte le cause, che è Dio. (…)
L’arte del Medioevo è l’arte di una umanità redenta. È radicata nell’anima Cristiana, sulla sponda delle acque vive, e sotto il cielo delle virtù teologali, e fra i dolci zaffiri dei sette doni dello Spirito Santo. Perché nel medioevo non si trattava di fare dell’arte cristiana; si trattava piuttosto di essere cristiani. Se tu eri cristiano, la tua arte era cristiana. Se credevi nei dogmi eterni, la tua arte avrebbe espresso le verità eterne. Il medievale diceva: “Se vuoi scolpire le cose del Cristo, devi vivere col Cristo”. Per l’uomo del medioevo, l’arte esigeva calma e meditazione piuttosto che eccitamento e moto febbrile. La storia ci dice che il Beato Angelico pianse mentre dipingeva la “Crocifissione” che oggi si trova nel Convento di San Marco a Firenze.
(Fulton J. Sheen, da “Verità e Menzogne”)
Arte che nel suo odio per il corpo così com’è devasta lo spirito e diventa puro scherzo.
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Questa enorme (6,5 metri!) opera d’arte pubblica, commissionata all’artista (?) Hank Willis Thomas, costata 10 milioni di dollari, è stata collocata a metà gennaio nel Boston Common per “onorare” i coniugi Martin Luther e Coretta Scott King …ridotti come si vede a “parti del corpo”.
Un giornalista ha commentato: “non posso fare a meno di vedere due braccia e due mani disincarnate che abbracciano un sedere…”
“allorché la tradizione è perduta: si verifica allora il rovesciamento del simbolo, e la janua inferni prende il posto della janua coeli”
R. Guenon “il re del mondo”
Ma queste opere vanno viste da vicino o da lontano? – cit. Aldo Baglio
Piuttosto, che chiesa è quella che si vede subito dietro? Dal tipo di muratura sembra molto antica, scommetto che all’interno ha delle opere d’arte splendide.
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Si tratta del Duomo di San Lorenzo Martire, di architettura neoclassica, costruito nel 1400 e ricostruito alla fine del 1700. In effetti contiene molte statue, tele e affreschi del XVII e XVIII secolo, e una pala d’altare del Pozzoserrato del 1590. Il campanile è del 1500 e la campana antica fu donata alla città di Mestre da San Carlo Borromeo nel 1580.
P.S. nell’immagine si scorge anche uno dei due maestosi alberi che …gridano “vendetta!”