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Leggo gli articoli colmi di malcelata soddisfazione riguardo a quella ex-suor Cristina che si è tolta il velo. Un paio di giorni fa abbiamo festeggiato una mia amica che quel velo lo ha vestito per venticinque anni, e non si sogna di lasciarlo. Sebbene lei sia ormai da decenni di casa in un’altra regione, il salone era pieno di gente e allegro. Dopo esserci ingozzati di torte salate e dolci lei ha preso la parola per assicurarci che quei cinque lustri erano stati davvero “ganzi”, e che la promessa del centuplo quaggiù per coloro che seguono il Signore era stata mantenuta, con abbondanza. Centomila, altro che cento.
Non voglio entrare nel merito di quelle che sono comunque scelte libere, personali, con motivi che non potrò mai conoscere davvero. I sentieri che percorriamo sono spesso misteriosi e scivolosi e il giudizio ultimo su quali prendiamo, per nostra fortuna, non spetta a noi. Come per il matrimonio, molto dipende da cosa ci si aspetta dal coniuge e dalla vita insieme. Troppo spesso presumiamo. Troppo spesso l’orgoglio ci frega. Troppo spesso non osiamo fidarci fino in fondo. Così, anche se la persona con cui dividiamo la vita è perfetta, certamente non lo è il nostro modo di starle davanti, non lo sono le condizioni al contorno, persino le nostre aspettative. Ogni rapporto è comunque intrecciato con l’ineliminabile croce.
Anch’io credo fermamente in quel centuplo, perché l’ho sperimentato. Ciò non toglie che talvolta me ne dimentichi e mi ritrovi a pensare che sarei meglio altrove. Tutte le volte, però, ritorno con la coda tra le gambe. Fuori non è come mi posso immaginare, come raccontano quei poveretti che spesso non conoscono altro.
Se ti vuoi bene, ti rimangi l’orgoglio e ritorni. Il tuo coniuge ti riaccoglie. E’ un mondo freddo, fuori.

Pubblicato il 21 novembre 2022 su meditabondazioni. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 3 commenti.
«Il cambiamento», ha dichiarato con convinzione la giovane in studio, «è un segno di evoluzione, ma fa sempre paura perché è più facile ancorarsi alle proprie certezze piuttosto che rimettersi in discussione. Esiste un giusto o sbagliato? Credo che con coraggio si debba soltanto ascoltare il proprio cuore».
“Naturalmente, la vicenda della ex suora canterina può aprire a diversi interrogativi e riflessioni: dal senso che ha, nel mondo odierno, la parola “vocazione”, a come vengono accompagnati i giovani di oggi nella scoperta della propria “chiamata” di vita”
https://www.iltimone.org/news-timone/suor-cristina-scuccia-e-quel-fine-ultimo-di-ognuno-di-noi/
Oggi anche i religiosi sono mondani, credono solo in sé stessi e non in Dio. E la loro vocazione è ciò che li realizza e li fa sentire bene…si consacrano a loro stessi. Una che non crede all’esistenza del giusto o sbagliato oggettivo ma ascolta solo “il proprio cuore” non è cristiana e nemmeno credente. E l’hanno fatta entrare in convento…
Se vogliamo, ascoltare il proprio cuore non è così sbagliato, in quanto il cuore è nel linguaggio cristiano proprio il luogo che si aggancia al senso ultimo delle cose e ci fa capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Il guaio è che oggi con cuore si intende spesso un sentimentalismo che di quella originaria funzione è dimentico, e può essere sostituito con ghiribizzo, voglia, impulso. Occorre quello che un tempo si chiamava discernimento, o ascesi. Purtroppo se ci si affida agli psicologi e non a confessori santi ci si mette nei guai.
Vedi, il vantaggio di essere stonati? :-)