Un’altra stazione
Il treno corre. Nella campagna, attraverso le periferie, dentro le sue lunghe gallerie. All’interno del vagone ci sono ancora parecchi di coloro che hanno cominciato il viaggio con me.
Ma molti sono già scesi.
Di tanto in tanto le porte si aprono, qualcuno sale, qualcuno se ne va. A volte me ne accorgo solo quando volto la testa e vedo il sedile vuoto. Dov’è finita quella persona? Avevamo conversato fino a poco fa; poi mi sono distratto, e ora non si vede da nessuna parte. Forse ha cambiato carrozza; forse era arrivato a destinazione. Rivedrò ancora il suo volto? E tu, che mi riempivi il cuore quando parlavi, la tua fermata è rimasta ormai molto indietro.
Il treno corre veloce, e si lascia ogni cosa alle spalle. Le piccole stazioni, le grandi città; ogni cosa che passa diventa passato.
Dove sei, tu che mi stavi seduta vicino, da sempre? Sei appena andata via, e già mi manchi.
Il rumore delle rotaie, i piccoli sobbalzi, il paesaggio che scorre sui finestrini. Sempre uguale, ma sempre differente. Tanta strada abbiamo percorsa. Siamo sempre meno, ci stiamo avvicinando alla destinazione. Presto scenderò anch’io.
Pubblicato il 22 febbraio 2021 su meditabondazioni. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 1 Commento.
Mi fa venire in mente “Diario di un dolore” di Lewis. (Ieri fra Bugnolo ha pubblicato un articolo in cui cita un passaggio di Lewis che sembra davvero profetico).
Che meraviglia è stato per me reincontrare Lewis vivo nell’autobiografia di Padre Bede Griffiths!
Nel dolore, sono “cinture di salvataggio” . Aprono orizzonti sconfinati a partire dal dolore. Che continua a restare dolore. Ma ti conduce.Ti aspetta e ti guarda quando devi sostare.