Nessuna misericordia – III – Non vestire gli ignudi
Buongiorno, compari diavoli. Sono sempre Malacoda, demone tentatore di seconda classe, incaricato dal grande arcidiavolo Berlicche, mio zio, di spiegarvi il modo di eliminare quelle curiose usanze umane che sono le opere di misericordia.
Il mio famoso zio ha inviato anche questa volta qualche appunto che userò come traccia del mio discorso. Non che ne abbia bisogno, ma Berlicche tende a diventare irritabile se faccio le cose di testa mia. Oggi quindi vi istruirò su quell’atto chiamato
Vestire gli ignudi.
Mio zio mi dice sempre che, dovendo avere a che fare con gli uomini, dobbiamo capire meglio come ragionano, comprendere la loro cultura, e quindi cancellarla e sostituirla con quello che ci fa comodo eliminando quanti resistono.
L’idea che per gli umani ci sia bisogno di abiti è una di quelle loro curiose caratteristiche di cui noi diavoli fatichiamo a cogliere il senso.
Alcuni demoni credono che sia una sorta di sistema d’allarme rudimentale installato dal loro creatore: apprendi che esistono il bene e il male e subito cerchi qualcosa da metterti addosso.
Mi raccontava mio zio che, quando ai tempi dell’Eden riuscimmo a far ribellare gli uomini al Nemico-che-sta-lassù, questi lo capì subito proprio perché quegli scimmiotti si erano vestiti di foglie. Quell’atto di coprirsi ci colse di sorpresa. Non riuscivamo assolutamente a comprendere che bisogno ci fosse di indossare qualcosa.
La cosa è davvero strana. Non è questione solo di freddo, o di protezione. Gli umani si vestono anche quando fa caldo, e non hanno bisogno di difendersi da niente. Se però il Nemico ha messo dentro di loro questo meccanismo una ragione ci deve essere: non si indossa foglia che il Nemico non voglia. Quindi è nostro interesse prima capirlo, e poi romperlo.
L’essere umano che si scopre nudo capisce di essere bisognoso. Chi è costretto alla nudità non ha nulla, gli deve venire dato tutto. Per questo è nel nostro interesse rendere normale, banale, il rimanere spogliati: perché si abituino a credere di non avere bisogno di nessuno.
Ma non solo.
Per l’essere umano l’abito è legato al rispetto. E’ come se il vestito indicasse che chi lo indossa è più di un animale o di una cosa, e quindi non può essere usato come lo fosse.
Se il Nemico invita gli uomini a dare abiti a chi non ne ha è perché afferma che c’è più del sopravvivere. Non bastano cibo e acqua. Vuole che ai bisognosi sia dato anche il rispetto. Vuole sia riconosciuto che i poveri sono persone, con la dignità di un indumento. Che sia detto loro che non saranno schiavi, neanche schiavi di un desiderio.
Ora capisco meglio perché odiare questa opera di misericordia. E’ inaccettabile che non si possa utilizzare qualcuno come si vuole. E’ l’usuale complotto del Nemico per innalzare quelle ributtanti creature mortali al nostro livello.
Per questo l’opera di misericordia corporale che stiamo esaminando è così dannosa per noi. Io pensavo che consistesse solo nel non farli morire di freddo; invece il disegno del Cielo è molto più pericoloso.
Quello che in fondo dice il mio autorevole zio è che vestire gli ignudi non è solo donare gli abiti. E’ aiutare a coprire ciò che è vergognoso. E non sto parlando solo di pelle nuda.
Quando un essere umano sta facendo vedere il suo lato peggiore – per il Nemico, si intende – allora l’opera di misericordia consiste nel farglielo notare, e aiutarlo come possibile a rivestirsi.
Avete idea quanto questo dà fastidio ai nostri affari? Perfino io me ne rendo conto. A noi piace che le vergogne rimangano il più possibile all’aria, visibili e ostentate.
E’ per questo che abbiamo cercato di fare sì che vestire gli ignudi diventi un’attività sconsigliabile ed illegale. La nudità deve essere incoraggiata, stimolata, insegnata. Fin da piccoli agli umani deve essere inculcato che non c’è niente di cui vergognarsi. Che anzi bisogna essere orgogliosi del proprio corpo, e nessuno deve provare a dire a qualcuno che farebbe meglio a rivestirsi. Quando non c’è più intimità, quando non esiste più privato e mistero, quell’essere umano di cui si conosce ormai ogni centimetro di pelle può essere usato come fosse solo un pezzo di carne.
Cosa proponiamo ai mortali? Che nudo è bello, nudo è libertà! Gli abiti sono costrizioni sociali di cui liberarsi. Invece di rivestirci, denudiamoci e saremo tutti uguali.
Sono stato consigliere di molti umani che si sono liberati dai vestiti e dalle inibizioni, ma sapevano ancora cosa fossero bene e male. Senza niente addosso è però abbastanza semplice confondere l’uno con l‘altro. Basta chiamare amore la ricerca del proprio piacere e ci si può spogliare di abiti e coscienza con la medesima mossa.
Nella nuova società che stiamo costruendo, dare indumenti a qualcuno dovrà essere inaccettabile, un sopruso culturale. Al limite sarà sopportabile elargire gli abiti fuori moda o inservibili – termini che abbiamo reso largamente intercambiabili – a quei poveretti che ancora si ostinano a vestirsi.
Per il resto, nessuno deve permettersi di dire che il re o il vicino di casa sono nudi. Ormai abbiamo convinto tutti che farebbero la figura degli stupidi. Non perché il re o il vicino di casa siano vestiti di stoffe invisibili, ma proprio perché sono davvero nudi. Ogni tentativo di rivestirli, o l’invitarli a mettersi qualcosa addosso, sarebbe considerato come frutto di una mentalità arretrata, un’ingerenza nella libertà altrui, una patologica nudofobia da stroncare anche con la forza, se necessario.
La nudità viene talvolta considerata come sinonimo di innocenza. Certa gente che ama ostentare le proprie vergogne si dice innocente non perché senza colpa o peccato, ma perché vuole credere che cose come il peccato o la colpa non esistano. Che è un po’ come credere che non esista il freddo. Ma quando il gelo li morderà, quaggiù con gli altri dannati negli stagni ghiacciati dell’inverno eterno, quanto desidereranno avere accettato gli abiti di cui qualcuno voleva rivestirli!
Pubblicato il 20 Maggio 2015 su Nessuna misericordia. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.
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